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F. Gazzè: Come scrivere una canzone

FRANCESCO GAZZÈ: COME SCRIVERE UNA CANZONE

Come si scrive una canzone? Ne abbiamo parlato con Francesco Gazzè, autore di molti dei successi di Max Gazzè e non solo. Dal 2011 Docente dei Camp del Tour Music Fest per interpreti e cantautori.

Sei uno dei docenti di punta degli stage per cantanti e cantautori che si svolgono al CET di Mogol, come ti trovi a contatto con i ragazzi?

Molto bene. Un’esperienza straordinaria. L’organizzazione è perfetta, il contesto ambientale è mozzafiato e l’aria che si respira unica, viene voglia di realizzare qualcosa di concreto con i ragazzi. Li vedi tutti lì con questa passione dirompente che li elettrizza tutti e tu non puoi fare altro che lasciarti trascinare. Come ho già detto a Gianluca (Musso il Project Manager del TMF ndr), durante i corsi bloccherei il tempo con le mani pur di completare il lavoro creativo iniziato coi gruppi. La cosa che mi emoziona di più è l’attenzione generale che mi regalano gli artisti, qualunque sia la loro età, la loro propensione artistica o il loro livello di preparazione.

Cosa significa lavorare con i nuovi cantanti e cantautori?

Significa restare aggrappati a questa passione che mi ha inondato la vita. Significa dar senso a ogni singolo giorno con l’idea fissa di poter essere utile a qualcuno, anche solo trasmettendo un briciolo del mio sentimento per questo lavoro.

Esistono diverse modalità di scrittura di una canzone, dall’ispirazione presa da un articolo di giornale, a storie di vita vissuta, immagini rarefatte nate dall’immaginario, riadattamento di poesie e così via. Secondo te c’è uno standard? C’è un “metodo” effettivo?

Per quanto riguarda la prima scintilla, l’unico metodo standard che mi viene in mente è quello di aprire gli occhi e guardare tutto anche col cuore. Che venga da una lettura, da un ricordo o dalla fantasia, l’ispirazione ha bisogno semplicemente di trovare la porta aperta senza pudore, come dice il maestro Mogol. È sufficiente l’attenzione verso le cose e verso le persone, non permettere che ci scorrano addosso senza lasciare traccia. Sembra facile, ma per questo tipo di attenzione è richiesta una passione non comune per la vita.

Parlando sempre di approccio al testo: tu come lavori?

Ecco, appunto: subito dopo la prima scintilla, inizia il lavoro sulla strofa. Inizia il metodo, che serve a convogliare la creatività nel canale giusto ed evitare sprechi di energie mentali ed emotive. Intorno a quella scintilla comincio a procurarmi parole chiave per le assonanze del testo, utilizzando un rimario personale che ho sviluppato negli anni. Da questi mattoncini provo a costruire un’immagine che mi sorprenda, consumando decine di tentativi finché non ci riesco. In questo modo assicuro un suono rotondo alla strofa e nello stesso tempo un gradevole aspetto formale al concetto che voglio esprimere. Terminato il testo della prima strofa, comincio a musicarlo, concedendomi di allentare la pressione mentale sulla parte letteraria.

E in questa dinamica la musica che ruolo ha?

La musica deve completare un lavoro già convincente. Utilizzo una specie di test di sola lettura per promuovere il testo alla fase musicale. Se (e solo se) sono certo del potenziale che hanno quelle poche righe di strofa, allora accenno dei suggerimenti melodico/armonici con la chitarra in modo da facilitare il compito a chi dovrà sviluppare e arrangiare la canzone. Spesso la direzione che poi prende il pezzo è quella che ho indicato, ma quando capita che la mia imbeccata non viene accolta per niente o solo in parte non ne faccio un dramma…

L’intricato garbuglio – sia in termini astratti che concreti – tra testo e musica: come si incontrano i due elementi nel concepimento di un nuovo brano?

Come accennavo nella risposta precedente, più che un garbuglio deve risultare l’unione di due invenzioni che vivrebbero dignitosamente anche l’una senza l’altra nei loro mondi di pertinenza, ma che improvvisamente si ritrovano a vivere nello stesso posto una storia ancora più bella.

Quanto conta per un autore o un cantautore lo studio di uno o più strumenti?

Conta molto, ma non troppo. La tecnica è utile, ma credo che la qualità più importante per chi compone sia la costanza nei tentativi, a prescindere dalla preparazione musicale. Passare al vaglio tutte le combinazioni possibili tra armonia e melodia è un lavoro che può durare anche settimane e attiene in ugual misura al grande musicista come al principiante.

La storia italiana è molto legata ai cantautori, in realtà è una storia che parte da lontano, dai cantastorie…che ci portano indietro di centinaia anni- c’è ancora bisogno di cantautori?

Forse di cantautori non c’è mai stato veramente bisogno, ma proprio per il fatto che sono comunque sempre esistiti, la dice lunga su quanto abbiano inciso sulla nostra storia. Spesso si ricordano più i passaggi delle loro canzoni che le dichiarazioni dei politici. Forse perché i cantautori ogni tanto li vedi ridere o piangere, li vedi mettere in gioco il loro essere umani. Non credo cambierà molto in futuro: useranno linguaggi e melodie diversi, ma i cantautori saranno sempre lì a dire la loro e saranno sempre ascoltati.

Cosa vuol dire oggi scrivere una canzone?

Scrivere una canzone oggi ha lo stesso significato che aveva centinaia di anni fa: comunicare un lato di sé con la speranza che non venga dimenticato.

Cosa consigli a chi vuole approcciarsi alla scrittura di una canzone oggi?

Rispondo sempre ai ragazzi che mi fanno questa domanda con altre domande: quanto vuoi farlo davvero? Quanto ti piacciono le parole? Quanto ti appaga il loro suono leggendole in una bella poesia o in un racconto? E quanto ti piace raccontare? Quanto tempo sei disposto a perdere per trovare una costruzione interessante? E poi chiedo sempre di immaginare che la canzone straordinaria che hanno appena composto sia stata scritta da un altro: è una delle soluzione migliori per capire se ci si è innamorati del pezzo o di noi stessi. Ai Music Camp del Tour Music Fest parliamo proprio di tutto questo!

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